EROSIONE DELLE SPIAGGE E DEGRADO DEL LITORALE

Le spiagge della provincia di Messina, come del resto la maggior parte delle spiagge siciliane, sono interessate da diversi anni dal fenomeno erosivo.

Nonostante da tempo ormai si conoscono le cause del fenomeno ed i possibili rimedi, ancora non si è riusciti a frenare il degrado dei litorali siciliani.

Il risultato è che un patrimonio straordinario per pregio ambientale e bellezza paesaggistica si trova sul punto di essere compromesso definitivamente, con gravi conseguenze anche sul piano economico, in quanto alla bellezza e alla fruibilità delle spiagge sono legate gran parte delle possibilità di sviluppo turistico del territorio della nostra provincia.

©2017 LEGAMBIENTE NEBRODI
Le spiagge della provincia di Messina erano rinomate in tutta Italia perchè belle ampie e profonde e per le sue limpide acque di balneazione











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QUALE EQUILIBRIO E' STATO ALTERATO?
Le spiagge sono il prodotto di un equilibrio mobile e delicato, essendo costituite da depositi provvisori di materiali (sabbia, ghiaia o altro) in continuo movimento lungo la linea di costa. Esse si nutrono essenzialmente degli apporti detritici drenati da fiumi e torrenti, che alimentano i depositi dunali e il flusso di sabbia costiero. Flusso che si muove radente la costa in una direzione prevalente (da ovest verso est lungo la costa tirrenica, da sud verso nord lungo la costa jonica), alimentando le spiagge che incontra sul suo percorso.









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Questo fragile equilibrio è stato negli ultimi anni sconvolto da tre ordini di fattori, tutti dipendenti dall’intervento umano:
1. l’urbanizzazione della fascia costiera che, tramite la costruzione spinta fin sulla battigia del mare di strade litoranee, seconde case, villaggi turistici, ha prodotto l’irrigidimento della linea costa, recidendo i rapporti fra il mare e le dune costiere;
2. la diminuzione dell’apporto detritico, causata dal capillare imbrigliamento dei corsi d’acqua grandi e piccoli e dalla escavazione di inerti dagli alvei fluviali e torrentizi;

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La costruzione di opere marittime - sotto forma di porti, pontili, moli, che, interferendo col sistema di trasporto della sabbia, hanno alterato, quasi sempre disastrosamente, il precedente regime di formazione delle spiagge. Questi manufatti esercitano, infatti, un "effetto trappola" rispetto al flusso di sabbia, arrestandolo sopraflutto e determinando in conseguenza un'ammanco nella zona immediatamente sottoflutto (sulla nostra costa ad est del punto in cui si è intervenuto), dove si innesca il fenomeno erosivo. Basta un molo che raggiunga i 5 - 6 metri di profondità, per bloccare la quasi totalità del trasporto litoraneo di sabbia. Paradossalmente, però, le opere marittime che più sistematicamente hanno concorso alla alterazione del regime delle nostre spiagge e al loro degrado sono proprio quelle nate da intenti e richieste di “difesa” della costa, rispetto all’avanzante fenomeno erosivo. Ci riferiamo alle famigerate scogliere artificiali (radenti, a pettine, parallele, soffolte o comunque realizzate). Essi riproducendo l’effetto-trappola di cui abbiamo detto a proposito di porti e moli, hanno moltiplicato i punti sottoposti ad erosione, aggravando ulteriormente il dissesto delle nostre spiagge. Dopo ogni intervento sottoflutto si manifestava il processo erosivo, tanto vistoso quanto evidente era l’effetto di intrappolamento della sabbia fra le difese eseguite. L’intervento nella zona così dissestata seguiva a breve termine, rinnovando il dissesto più a levante. Vediamo ora il degrado venutosi a determinare sulle spiagge dei Nebrodi nel brevissimo volgere di un decennio. Esamineremo in particolare il tratto compreso fra Sant'Agata di Militello e la spiaggia di Marinello sotto Tindari, seguendo il senso del trasporto della sabbia, che – come abbiamo detto – su tutta la costa tirrenica siciliana è rivolto verso levante, per la prevalenza delle onde di maestrale (NW).

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Le spiagge si nutrono essenzialmente degli apporti detritici drenati dalle fiumare e torrenti, che alimentano il flusso di sabbia costiero. Questa foto, scattata dopo un forte acquazzone, riprende il litorale fra Sant'Agata di Militello e Capo d'Orlando. Le macchie marroni, in prossimità delle foci dell'Inganno, del Rosmarino e del Fitalia, visualizzano l'arrivo sulla costa degli apporti detritici, già in movimento verso levante.

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Il primo elemento di interferenza con l’equilibrio naturale che presiede alla formazione delle spiagge, che si incontra lungo la costa tirrenica della provincia di Messina, è costituito dal molo foraneo del porto di Sant’Agata di Militello, in costruzione dal Novembre 1978.

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Sulla diga foranea del porto di S.Agata M.llo si ammassano piu' di 300.000 MC di sabbia e ghiaia, materiale che viene a mancare innanzi l'abitato, dove s'è innescata l'erosione.

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Prima della cotruzione del porto le numerose imbarcazioni della marineria santagatese venivano tirate a secco sull'ampia spiaggia.


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Il litorale di S.Agata di Militello, prima della costruzione della diga foranea del porto.
Sulla spiaggia sorgeva un campo di calcio regolamentare. 
Il molo, bloccando quasi tutto il trasporto litoraneo proveniente da ovest, ha determinato un accumulo nella zona sopraflutto e conseguentemente un ammanco sulla spiaggia antistante il lungomare di S. Agata Militello.

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Il blocco del trasporto litoraneo causato dalla diga foranea, ha provocato la scomparsa della spiaggia e di conseguenza del campo di calcio.




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A causa della scomparsa della spiaggia, la flottiglia, che prima veniva tirata a secco sulla spiaggia, è stata per lungo tempo “ormeggiata” sulla corsia stradale.


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Questa foto e quella successiva ci mostrano la foce del torrente Rosmarino, che insieme al Fitalia costituisce il principale alimentatore delle spiagge di sabbia grigia e ghiaia che orlano il litorale di Capo d’Orlando.

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Foce del torrente Rosmarino.


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La foto ci mostra il torrente Rosmarino, nel Comune di Alcara li Fusi, costretto in nuovi argini e "tagliato" trasversalmente da briglie di cemento. Alla fine degli anni Ottanta, quasi tutti i corsi d’acqua grandi e piccoli, furono interessati da opere di sistemazione idraulica.


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La foto ci mostra un torrente nel comune di Ficarra. Le briglie trasversali ne hanno ridotto la pendenza originaria ed hanno impedito ai detriti alluvionali di giungere a mare, accentuando il fenomeno di erosione delle spiagge; nuovi muri d'argine hanno reciso il rapporto del corso d'acqua con l'ambiente attraversato.

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Anche i più piccoli corsi d'acqua sono stati oggetto di pesanti interventi di "sistemazione idraulica".

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Capo d'Orlando era orlata da una splendida spiaggia ampia e profonda che, in alcuni tratti, raggiungeva una profondità di oltre 80 metri.

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La spiaggia di Capo d'Orlando era così ampia e profonda che durante i festeggiamenti religiosi della Patrona 
le giostre per i ragazzi venivano collocate sulla spiaggia antistante l'Istituto Tecnico "Merendino" e il PalaValenti.


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Nella prima metà degli anni '80, a seguito dell'urbanizzazione della fascia costiera ed al manifestarsi dell'erosione della spiaggia, si realizzò un massiccio intervento, consistente nella posa di 17 scogliere artificiali in tetrapodi di cemento, paralleli alla battigia. Queste scogliere hanno intrappolato gran parte del traporto litoraneo di sabbia (notare i tomboli) lasciando quasi completamente priva di alimentazione la spiaggia antistante il lungomare e l'abitato. E' bene ricordare che lungo tutta la costa tirrenica siciliana il flusso di sabbia si muove radente la costa verso levante, per la prevalenza delle onde di maestrale (NW).




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A distanza di quattro anni dalla collocazione della barriera frangiflutti, la spiaggia di Capo d'Orlando si è depauperata vistosamente fin quasi.... a scomparire 



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... fin quasi a scomparire.


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L'erosione avanza verso il centro abitato, provocando il crollo del muro e grosse voragini alla sede stradale.


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MAGGIO 1996. Si presentava cosi' il lungomare di Capo d'Orlando: un fronte di oltre 400 metri privo di spiaggia ed il muro della carreggiata stradale crollato a causa delle mareggiate.



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MAGGIO 1996. Il muro del lungomare Andrea Doria ed il marciapiede distrutti e ridotti a macerie dalla violenza delle mareggiate. Solo la carreggiata stradale separava il mare dalle prime abitazioni del centro urbano.



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MAGGIO 1996. L'erosione si è spostata più a levante: ora non è interessato solo il tratto antistante via Cordovena, ma tutto il litorale fino a Via Pirandello: un fronte di circa 400 metri su cui si affaccia l'abitato.

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Varcato il Capo, alle pendici orientali del promontorio si trova un forte acumulo di sabbia, intorno a un minuscolo laghetto marino. Questo si è formato, a partire dagli anni '60, a levante del molo foraneo di un'opera portuale, la cui costruzione fu in seguito abbandonata. Negli anni le mareggiate di maestrale e tramontana hanno progressivamente distrutto il molo. I massi frantumati orlano tutta la spiaggia, trattenendo la sabbia e impedendole di mettersi in movimento verso levante.




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La spiaggia di San Gregorio si presenta come la più pingue e sicura del litorale. In considerazione di ciò appare ancora più assurdo il progetto - approntato (nel 1987) dal Genio Civile OO. MM. di Palermo e sventato dalle corali proteste della cittadinanza - di intervenire su questo tratto di costa con la posa di 12 scogliere artificiali in tetrapodi di cemento, parallele alla battigia, delle dimensioni di mt. 100x10.



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Tutto il trasporto litoraneo di sabbia in movimento nella sotto-unità fisiografica che ha inizio col porto di S. Agata di Militello trova il suo punto di arrivo nel grande arenile che si è formato a ridosso del molo del costruendo porto di Capo d'Orlando.



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La splendida baia di Bagnoli prima della costruzione del porto.



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La baia di Bagnoli prima della costruzione del molo portuale.



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... e dopo la costruzione del molo.




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La spiaggia di Testa di Monaco è una di quelle che più macroscopicamente hanno subito l'azione del fenomeno erosivo a causa della costruzione del porto. La lingua di sabbia si appoggiava alla scogliera formando una ampia spiaggia.




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La scogliera tratteneva naturalmente la sabbia proveniente da ponente formando una spiaggia molto ampia.




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Con la costruzione della diga del porto, il trasporto litoraneo di sabbia si è completamente bloccato. Immediatamente sottoflutto, a Testa di Monaco, è scomparsa la spiaggia.



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A Santa Carrà la spiaggia continua ad arretrare anche là dove si è intervenuto con la costruzione di 5 scogliere artificiali. Esse, infatti, non assolvono qui neppure alla funzione di intrappolamento della sabbia, data l'assenza del benchè minimo trasporto litoraneo bloccato dal porto di Capo d'Orlando.




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La fiumara di Naso, pesantemente imbrigliata e ripetutamente escavata, non solo non è in grado di far giumgere a mare i materiali drenati dal suo vasto bacino embrifero, ma - come si vede nella foto - sta subendo un drastico, rapido, arretramento della sua foce. Anche sulla spiaggia di Brolo il mare continua ad asportare sabbia, senza potervene apportare dell'altra.
In questa foto come si presentava il lungomare di Brolo prima e...


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Il lungomare di Brolo... dopo.



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Le spiagge di Gliaca e di Calanovella ricoperte di scogliere per tutta la loro lunghezza.







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Amplissima e paesaggisticamente notevole, appoggiata al saliente di Capo Schino, quella di Gioiosa Marea era una delle spiagge più belle della Sicilia e punto di forza dell'economia turistica della zona.




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La spiaggia di Gioiosa Marea, come era alcuni anni fa ....





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.... e dopo.







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Passato Capo Skino si apre l'insenatura di Capo Calavà. La spiaggia, finchè ha usufruito dell'alimentazione da ponente, si è mantenuta stabile; poi anche questo tratto di litorale è entrato in crisi.



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I pennelli costruiti sul lato orientale della spiaggia di San Giorgio negli anni '60 costituiscono il primo massiccio intervento di "difesa" operato su questo litorale. Essi hanno prodotto un sostanziale avanzamento della spiaggia, ma sono all'origine del grave dissesto provocato alle spiagge di Saliceto e Patti Marina.




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Le "opere di difesa" invadono l'area un tempo occupata dalla spiaggia di Patti Marina, creando un paesaggio spettrale.



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Ad aggiungere danno al danno, il tentativo di realizzare un pontile industriale.




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Eppure qui si trovava una delle spiagge più belle, incastonata fra Capo Calavà e Punta Tindari, nel punto della costa più vicino alle Isole Eolie, in un contesto paesaggistico di notevole suggestione. La spiaggia di Patti Marina ....



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... e dopo.












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Patti Marina prima ....








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.... dopo.






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Ai piedi dell'imponente rocca che ospitava la città greca di Tindari, un'immenso arenili si estende, rivolto verso levante, per circa 2km, formando una serie di laghetti marini e un contesto di spiccata singolarità naturalistica. Questo è stato per due millenni il punto d'arrivo di tutte le sabbie che scorrevano lungo la costa da Capo Zafferano (Bagheria) verso levante. Da parecchi anni, però, questo arenile non riceve più apporti di nuovo materiale sedimentario, a causa di tutti gli interventi operati a ponente di esso. Anche i laghetti di Marinello sono destinati a scomparire (lentamente, ma inevitabilmente), se non si riuscirà in breve tempo a invertire il processo di degrado in atto su tutta la costa.




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